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How to get away with Murder 6×14: La verità di Laurel Castillo – Recensione

Davide | Maggio 9, 2020

Penultimo episodio della serie, penultima recensione di How to get away with Murder: aiuto. Magari un’intera stagione no, ma avanti, […]

Penultimo episodio della serie, penultima recensione di How to get away with Murder: aiuto.

Magari un’intera stagione no, ma avanti, sono davvero l’unico ad avere la sensazione di necessitare di almeno un’altra manciata di episodi per essere pienamente soddisfatto? How to get away with Murder finirà tra una settimana e l’unica cosa che so è di non essere pronto.

However, con la 6×14 gli autori fanno una mossa per me azzeccata: farci entrare per la prima volta nella mente di Annalise. Durante tutti i quarantadue minuti sentiamo il flusso dei suoi pazzeschi pensieri e questo me ne ha fatti passare almeno venticinque tremando, perché molto spesso nelle serie tv la cosa è premonitrice di morte; primo esempio che mi viene in mente è il finale della seconda stagione di Claws, di cui non posso dire niente per non spoilerare, ma ce ne sono molti altri. Il succo è: Annalise non è morta in questo ep, ma dobbiamo restare in campana.

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How I get away with murder 6×14: IL PROCESSO DI ANNALISE

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Mi viene da piangere al solo pensiero di dover salutare Annalise Keating tra una settimana, viva o morta che sia. Credo sinceramente che sia uno dei personaggi televisivi meglio scritti e meglio rappresentati di sempre e il fatto che a portarla in vita sia stata un’attrice del calibro di Viola Davis non è servito ad altro che a dare una profondità senza uguali al personaggio e alla storia che abbiamo amato per sei anni.
Oggi seguiamo l’inizio del tanto agognato (dall’FBI) processo ad Annalise, forse l’unico vero modo di redimere totalmente la sua figura: AK non ha mai ucciso, è vero, ma ha coperto omicidi per sei stagioni, nemmeno lei è una santa.

Più che i dettagli giudiziari del caso, che riassumerò con un “Annalise ha letteralmente distrutto i suoi accusatori senza nemmeno l’uso di un avvocato (grazie a Laurel che è tornata solo per rubarle Teagan)”, mi soffermerei sul pre: ho amato la scena iniziale, quella in cui Annalise decide come affrontare gli sconosciuti che decideranno il suo destino. La parrucca che avrebbe potuto indossare per compiacerli rappresenta il mondo di finzione che si è costruita sposando Sam, dimenticando Eve e perdendo il nome di Anna Mae; i suoi capelli naturali, che decide di accompagnare alla giacca più potente del suo guardaroba, è la libertà, la verità, il suo reale essere.

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Se devo perdere perderò restando me stessa” è un messaggio che la Keating non ci avrebbe passato sempre nel corso delle stagioni, quando era vittima di una dipendenza o quando la solitudine l’ha portata a dubitare di sé troppe volte; ora c’è arrivata, perché anche lei in questi anni è cresciuta.

 

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