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Gossip e celebrità

Intervista a Nicola Correia-Damude, Maryse Lightwood in Shadowhunters

Yaso | Agosto 29, 2019

La nostra intervista a Nicola Correia-Damude, attrice famosa per il ruolo di Maryse in Shadowhunters e parte del cast di […]

La nostra intervista a Nicola Correia-Damude, attrice famosa per il ruolo di Maryse in Shadowhunters e parte del cast di The Boys e October Faction!

Il successo di Shadowhunters ha inizio tra le pagine della saga letteraria scritta da Cassandra Clare e, dopo un film dallo scarso botteghino, sbarca in TV grazie a Freeform. La storia, adattata per il format televisivo, finisce per conquistare sia i fan dei libri che gli appassionati di telefilm. Tant’è che dopo la cancellazione del titolo, molte petizioni e campagne volte a salvare la serie vengono portate avanti dal fandom. Il network non torna sui suoi passi ma decide di rilasciare un finale di due ore che dia una degna conclusione alle storie dei protagonisti e che viene diffuso in Italia grazie a Netflix. Quest’ultimo addio è stato seguito poi dalla The Italian Institute 3, convention che ha permesso alla grande community di Shadowhunters di incontrare gli attori della serie. L’evento è stato organizzato da Kinetic Vibe i cui membri sono gli stessi che presto daranno vita a convention come Share The Love per gli appassionati del mondo di Skam e alla seconda edizione della Fandom Vibes. Nei giorni dal 12 al 14 luglio 2019 eravamo presenti anche noi all’NH Congress Centre di Milano pronti ad incontrare gli ospiti della convention. Tra gli attori del cast giunti in Italia, troviamo David Castro, Matthew Daddario, Emeraude Toubia, Jade Hassouné, Harry Shum Jr, Luke Baines, Alberto Rosende, Nicola Correia-Damude, Anna Hopkins, Tessa Mossey, Dominic Sherwood e Katherine McNamara. Oggi vi riportiamo con piacere la nostra intervista a Nicola Correia-Damude, in Shadowhunters volto della madre di Alec e Izzy, la nostra amata Maryse Lightwood.

La tua nuova serie Amazon, The Boys, è da poco stata rilasciata. Cosa puoi dirci sullo show e sul ruolo che hai in quest’ultimo?

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Non posso dire niente riguardo al ruolo che avrò all’interno della serie perché altrimenti spoilererei. E non posso farlo. Ma ciò che posso dirti è che quello che amo di quest’ultima è che sta prendendo un format e soggetto abbastanza popolare e lo sta ribaltando completamente. Ed è anche molto autentica e stranamente naturalistica. Dunque anche se stiamo parlando di supereroi e fumetti e stiamo vivendo in quel mondo, lo stiamo facendo in modo molto naturalistico. Di solito i film e serie TV di quel genere seguono molto un modello. E ciò che amo di questa serie è che all’interno del genere di cui fa parte stanno dipingendo la storia in un modo molto onesto e vero rispetto alla realtà. Il che rende lo show molto entusiasmante e crea un legame molto più immediato con il pubblico perché sembra che sia ambientato nel nostro mondo. È molto entusiasmante.

Cosa puoi dirci su cosa ci aspetta nella terza stagione di Burden of Truth? Senza spoiler ovviamente. 

“Posso dire che ci sono dei nuovi personaggi e storylines in arrivo che trovano spazio nella cultura canadese, anche proprio derivate dai titoli di giornali degli ultimi anni. Ed è una delle cose che amo dello show. Ha a che fare, non soltanto con problemi reali e rilevanti, ma anche cose che son davvero successe. Guardando a queste ultime in un modo più approfondito rispetto a quello in cui le scopriamo attraverso i media. Mi piacciono gli show che fanno queste cose, che prendono eventi reali e li trasformano in qualcosa che possiamo esplorare in un modo molto significativo. Posso dire che, come abbiamo visto nel finale della seconda stagione, tutti si stanno avviando verso un nuovo capitolo della loro vita e la domanda sorge spontanea ‘cosa succederà ora?’. Anche per quanto riguarda il mio personaggio e Beckbie, cosa faranno? Rimaniamo a Millwood o andiamo a Winnipeg? Ricominciamo una nuova vita da qualche altra parte? Stessa domanda per Luna. È uscita di prigione, è riuscita a superare le sue difficoltà e dunque ora cosa la aspetta? E ovviamente per Joanna e Billy concludiamo la seconda stagione con questo grande cambiamento nella loro relazione. Dunque che significa? E l’inizio della terza stagione penso sia molto entusiasmante perché potremo vedere dove tutti sono finiti. Sarà fantastica. Iniziamo a girare tra un paio di settimane.

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Riguardo a quello che hai detto sull’amare gli show che esplorano eventi reali riuscendo a renderli più comprensibili, volevo chiederti: ti vedremo ancora in The Bold Type? E cosa pensi dell’importanza della serie?

Non so se mi vedrai ancora in The Bold Type. Non ne ho idea. Una delle cose che amo di The Bold Type è vedere delle donne di talento, forti e motivate, padrone delle loro capacità e in cima a queste aziende. È una cosa che ho amato del mio personaggio. Si tratta di un grande esempio di qualcuno che è molto bravo nel suo lavoro, concreto e che si aspetta lo stesso dalla giovani donne che si avventurano in quel tipo di industria. Ma ciò non significa che non sostenga il prossimo. Penso sia uno show molto importante per quella ragione. Per mostrare donne d’affari che raggiungono i loro scopi dando sempre il massimo. Quindi credo sia incredibilmente rilevante nella nostra società. Che tu sia interessata alla moda o no.

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Sì è per tutti.

Esatto. Si tratta di un microcosmo della più grande epoca in cui stiamo vivendo. Questo è il tipo di potere a cui stiamo guardando e mirando e verso il quale ci stiamo muovendo. E stiamo iniziando a raggiungere dal punto di vista culturale.

Parlando per l’appunto di rappresentazione di donne forti e di problemi che affliggono la nostra cultura. Volevo chiedere la tua opinione sulla scelta di Disney per quanto riguarda il casting di Halle Bailey per Ariel. E le critiche che hanno poi seguito questa decisione.

Trovo le critiche negative ridicole. Sarebbe comico se non fosse così offensivo. Perché? Non è realistico per una sirena? Cosa? Di cosa stiamo parlando? Non ha senso. È follia. Ovvio che è fantastico. Non riesco a immaginare un’argomentazione meno valida per andar contro a questa decisione. Non puoi neanche parlare del luogo da dove proviene qualcuno o della sua cultura. È una sirena! È follia. Ma è prova di un elemento molto oscuro della nostra cultura. Negli ultimi anni ci è sempre piaciuto darci una pacca sulla spalla per tutti i passi avanti che abbiamo fatto quando si parla di diversità. La misoginia sta migliorando. Il razzismo sta migliorando. Certo. Progressivamente. In fine dei conti, però, è ancora un incubo là fuori se sei una persona di colore o una donna in molto situazioni o qualcuno che non provenga da questa sorta di gruppo dominante degli uomini bianchi. È all’ordine del giorno. E con questo non voglio demonizzare gli uomini bianchi. Gli uomini bianchi sono alcuni dei nostri più grandi alleati. Ma la realtà è che qualcosa del genere, come questo particolare episodio riguardante La Sirenetta, evidenzia quanta strada ancora abbiamo da fare. E se c’è qualcosa di positivo in tutto ciò è che le persone diranno ‘oh aspetta, ok. Non siamo ancora lì.’. Sai, sento sempre le persone dire ‘oh sai le cose sono migliorate così tanto’ e sono sempre persone bianche. Recentemente una persona mi ha detto ‘non siamo più una cultura razzista’.

Una linea di pensiero molto vicina a quella che porta le persone a iniziare frasi del tipo ‘non sono razzista ma…’

Amo il ‘ma’. Quello è il mio preferito. Tipo ‘oh oh ecco che arriva’. Come quando sei magari con i membri della tua famiglia e qualcuno dice così e tu reagisci dicendo ‘no no zio Freddie non dirlo!’. E sento che questo sta succedendo continuamente all’interno della nostra cultura. Le persone fanno queste dichiarazioni generalizzate, generalizzano il progresso che abbiamo raggiunto. Ed esiste quel progresso. L’ho visto durante la mia stessa carriera come una che si identifica come una latina-americana e una donna di taglia 44 piuttosto che 38. Sì c’è stato un grande progresso. Se mi ritrovassi nella società di dieci anni fa, io non starei lavorando. Non starei recitando in nessuno di questi ruoli. Quindi sì vedo il progresso. Ma vedo anche l’enorme voragine che ancora ha bisogno d’essere riempita. Abbiamo ancora molta strada da fare. E questa discussione riguardo La Sirenetta per me è così palesemente il perfetto esempio di questo problema. Mi fa paura e rappresenta un sintomo di ciò che sta succedendo negli Stati Uniti in questo momento. In verità anche in molte altre nazioni, dove davvero vedi quanto va in profondità. Lamentarsi di quale etnia sia una sirena è così insensato che fa paura. Fa davvero paura. Io penso [Halle Bailey] sia fantastica, penso sia perfetta.

Un’ultima domanda su uno dei tuoi progetti in collaborazione con Netflix. Sappiamo che hai un nuovo show che sta per uscire sulla piattaforma chiamato October Faction. Di cosa parla? Puoi dirci qualcosa riguardo alla storia e al tuo ruolo all’interno di quest’ultima?

“October Faction è basato su una serie di libri, su dei fantastici romanzi. Immagina un mondo dove ci sono mostri e demoni. Penso abbia delle similitudini con Shadowhunters in molti modi. E quello che amo di Shadowhunters è che affronta il pregiudizio e mostra dei gruppi di persone in conflitto tra di loro attraverso la prospettiva di mostri e demoni e umani. Il che penso sia un interessante modo per arrivare a chiunque e parlare di certe questioni. Perché non appena ci avviciniamo ai problemi reali, le persone iniziano a mettersi sulla difensiva. Mentre se stai parlando di mostri e umani, su che cosa ti metterai sulla difensiva? Non è che troverai un vampiro che ti dice ‘questa non è una rappresentazione veritiera di me stesso’ o non puoi avere degli umani che ti dicono ‘ecco stanno dando una cattiva impressione di noi umani’. Così le persone sono costrette semplicemente ad accettare ciò che vedono. Quello che amo molto di October Faction è che la scrittura è spettacolare. Si tratta di uno show che fa paura, è una specie di horror thriller che può essere considerato anche un drama. Ed è molto molto divertente. L’ho amato. Mi sono divertita moltissimo girando questo show. La scrittura è spettacolare ma anche gli attori sono fenomenali. E raggiunge questo livello superiore che mi entusiasma molto quando si parla di effetti speciali e storylines. Lo adoro.

Se quest’anno non siete riusciti a partecipare all’Italian Institute o, se volete rivedere i vostri attori preferiti, non temete. Per l’estate del 2020 è già prevista una quarta edizione della Convention su Shadowhunters, qui troverete tutti i dettagli.