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The Shape of Water: una storia d’amore tra onirico e realtà – Recensione

Team | Febbraio 14, 2018

Recensione La Forma dell’Acqua – The Shape of Water, il capolavoro di Guillermo del Toro candidato a 13 premi Oscar, […]

Recensione La Forma dell’Acqua – The Shape of Water, il capolavoro di Guillermo del Toro candidato a 13 premi Oscar, una storia d’amore sovrannaturale.

THE SHAPE OF WATER – Vincitore del Leone d’oro al miglior film alla 74° mostra del cinema di Venezia, di due Golden Globe per la miglior regia e colonna sonora e, infine, candidato a 13 premi oscar. Ambientato a Baltimora nel 1962, agli inizi della Guerra Fredda, il film racconta la storia di Elisa (Sally Hawkins), una donna sordomuta che ha come unici amici Zelda (Octavia Spencer), una collega di lavoro, e Giles (Richard Jenkins), un inquilino del suo stesso palazzo.

Durante il suo abituale turno di pulizie nel laboratorio governativo dove lavora, Elisa scopre che un gruppo di scienziati tiene prigioniera una creatura sovrannaturale. Spinta dalla solitudine, la donna instaura con lei un rapporto di amicizia.

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The Shape of Water ci mostra tre tipologie di persone tutte accumunate dalla solitudine. Elisa, che è muta per un trauma passato di cui porta ancora le cicatrici e vive ai margini della società; Zelda, donna afroamericana che lotta per i suoi diritti all’interno del matrimonio e della società, ed infine Giles, un uomo omosessuale discriminato sul lavoro.

The Shape of Water

The Shape of Water

Quarto personaggio è l’antagonista, il colonnello Strickland (Michael Shannon), caricatura del self-made man: lui ha una famiglia perfetta e una moglie bellissima, ma l’ambizione lo divora.

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Il film si svolge su due piani separati: quello della realtà dove il governo americano e il governo sovietico si contendono il possesso della creatura, e quello del sogno dove Elisa vive la sua storia d’amore proibita e incompresa. I due piani, inoltre, rappresentano anche la lotta tra il delirio totalitario impersonato da Strickland e la potenza liberatrice dell’arte incarnata da Giles.

The Shape of water: Tra onirico e realtà

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Guillermo del Toro conferma il suo stile onirico, già sperimentato ne Il Labirinto del Fauno del 2006, in una storia dove è sempre notte. La magistrale fotografia è curata da Dan Laustsen, che ha già lavorato con del Toro in Mimic e in Crimson Peak. L’oscurità regna sovrana in ogni sequenza e rispecchia il dolore dei personaggi. L’unico momento in cui la fotografia abbandona i toni del blu per tingersi di un bianco abbagliante, è la scena che rappresenta il culmine dell’amore tra Elisa e la creatura.

Al regista non interessa la verosimiglianza, e il narratore del film, Giles, lo conferma:  “Come potrei raccontarvi questa storia? Come potreste credermi?”, recita l’attore dopo i titoli di testa. La finzione è la vera realtà, e i mostri non sono creature come quella della pellicola, ma camminano tutti i giorni con noi. Sembrano persone normali e rispettabili, ma nascondono la loro vera natura sotto un vestito elegante.

The Shape of Water: conclusioni

The Shape of Water va oltre le apparenze, scava nel profondo dell’animo umano, ed incanta con la sua portata cinefila. Non a caso, Elisa vive sopra ad una sala cinematografica, per ricordarci che dobbiamo ancora credere nell’impossibile che, a volte, è migliore della realtà.

La storia lascia incantati proprio per la sua apparente assurdità che però, alla fine, si trasforma quasi in normalità. In un mondo dominato dall’odio appare naturale che una donna sognatrice come Elisa si innamori dell’unica persona che mostra ancora dell’umanità, ma che, paradossalmente, umana non è. The Shape of Water lascia straniti, a momenti mette quasi a disagio perché mostra la vera natura umana, ma lo fa con una dolcezza e una delicatezza quasi surreali.

VOTO: 8

“Incapace di percepire la forma di Te, ti trovo tutto intorno a me. La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore, umilia il mio cuore, perché tu sei ovunque”.

– Richard Jenkins

 

Giordana

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