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DANiCOMMENTI

Un Professore 2, puntata 6 episodi 11 e 12 finale – danicommento

daninseries | Dicembre 22, 2023

L’ultimo danicommento del 2023 è qui

Nella confusione

miliardi di persone

sono rimaste deluse, allibite, scioccate, senza parole, quaggiù

Scopri di più sul mio nuovo romanzo: Se fosse una commedia romantica!

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Onesta.

è mezzanotte, è appena finita la puntata, ho anche ascoltato per un po’ di minuti la vostra delusione su Twitter… ma voi non avete ancora ascoltato la mia… e siamo qui per questo

Bentornati all’ultimo danicommento del 2023

Un danicommento che avrei sperato fosse diverso, pieno di gioia, di sentimento.

E invece 

No, non lo farò. Anche se ci sarebbe bisogno non lo farò. Ma dirò le cose come stanno, con la solita educazione come vi ho sempre esortato a fare, ma senza peli sulla lingua.

(ps. non è più mezzanotte, sono andato a letto e ho ripreso tutto oggi. Ieri non avrei saputo reggere queste premesse ehehe)

Partiamo da qualcosa di soft, perché la critica sarà feroce.

Dove eravamo rimasti:

Ah già, con i due scem in fuga

Nina e Manuel sono infatti latitanti dopo aver rapito Lilli. Un comportamento maturo per un personaggio, quello di Manuel, che ha avuto una gran bella evoluzione durante l’arco di questi episodi. Ciò direi se mi fossi completamente rincretinito.

La verità è che in tutto questo guazzabuglio di vicende non richieste, Manuel è quello che ne esce peggio. Ruba i soldi ai suoi cari, è disposto a lasciare sola la madre così come il padre aveva fatto tanti anni prima. Il rapporto con Dante, che doveva essere insieme a quello con Simone, fondamento di tutta la serie, è stato relegato a uno scambio di battutine durante la lezione di filosofia. Non si percepisce neanche l’interesse per la materia, che arriverà con lo studio a formarlo come persona e a dargli delle prospettive che prima non pensava di avere, come invece era nella serie spagnola e nella prima stagione.

Manuel in questa stagione è lo scemo del villaggio. Nel danicommento, per fortuna, è un po’ meglio:

Ma per un Manuel che ragiona, c’è una Nina che frantuma.

Dante, infatti, altro personaggio ormai insostenibile rispetto a com’era originariamente, è sempre in mezzo a qualsiasi situazione.

Siamo tutti pieni. Anche la nonna non ne può più e lo manifesta in una delle sue bellissime lezioni di teatro.

Intanto, mentre succede tutto ‘sto macello con Nina, l’unica storia un po’ più di carattere risulta essere quella di Mimmo:

Non ha senso ma ha più senso di tutto il resto.

Manuel finalmente si decide a chiamare l’unica persona che conta: Simone, che tenta di farlo ragionare.

perché?

Mamma mia, se non avete letto cantando queste parole vi hanno derubato di un pezzo di infanzia.

Ci stiamo dirigendo alla fine, quindi andiamo un attimo per punti su ciò che ha funzionato in questa stagione:

Promosso Domenico Cuomo

Siamo partiti dal non tollerare Mimmo per partito preso, a diffidare timidamente di lui ogniqualvolta si avvicinava a Simone, fino ad affezionarci e a sorridere quando entrava in scena.

I motivi sono due: la coerenza nella scrittura del personaggio e la bravura di Domenico Cuomo. Mimmo non è stato messo lì giusto per trattare qualche tematica random, ha avuto un percorso – forse l’unico realmente centrato – ed è stato protagonista degli unici momenti non tanto interessanti quanto sensati della serie.

E, ovviamente, cosa facciamo quando c’è qualcosa che ha senso e che mette d’accordo tutto il pubblico? lo eliminiamo.

Ma perché?! Perché mandare via lui?! Perché?!

Basta, per quanto mi riguarda, oltre a Nicolas, nient’altro ha funzionato.

Rimandata anche Anita Ferro

Pure Anita è stata deludente per 3/4 della serie. Se non fosse stato per la bravura di Claudia Pandolfi – e per alcuni momenti in cui il suo personaggio si è sbrogliata da quel groviglio di inerzia in cui si era avvolta – l’avrei bocciata.

Ma devo ammettere che ci ha regalato delle bellissime sclerate. Soprattutto quando ha rivisto Manuel:

Anche questa è una cit cantata che dovreste conoscere a memoria.

Anita, anyway, è furiosa.

Il Finale? Quale finale?

Non c’è stato un vero finale. Tanto che Virginia ha voluto metterci una pezza:

E arriviamo al punto:

Su questa seconda stagione, a prescindere da quanto possa essere piaciuta o meno, il discorso non sta tanto nel dire “è stata bella o brutta” quanto in “è stata altro.” Altro rispetto a ciò che abbiamo visto nel 2021 e che ci ha fatto appassionare e tornare qui a distanza di anni, altro rispetto all’identità stessa della serie che, ricordo, dovrebbe essere l’adattamento di Merlì = due adolescenti che scoprono l’amore l’uno per l’altro.

Chiariamola questa cosa, perché dire “non abbiamo accontentato i social” ha un po’ il sapore di “non abbiamo accontentato questi pazzi visionari”, ma di visionario qui non c’è nessuno. Era tutto scritto: esiste la serie madre, l’adattamento francese… un conto è non seguirlo alla lettera, un conto è snaturare il tema principale. A questo punto mi aspetto che l’adattamento americano di Mare Fuori non sia su giovani carcerati ma su poliziotti cinquantenni ambientato tra i monti. Da Mare Fuori a Montagna Dentro, insomma.  

Pensate a Skam e immaginatevi Sana atea anziché musulmana, Martino che invece di stare con Nicolò si scopre magicamente etero e si fidanza con Federica. Stessa cosa.
Sta tutto qui: non è che è stata presa un’altra direzione, hanno guidato proprio in contromano per undici episodi, smantellando pezzo dopo pezzo una macchina bellissima.

È come se domani mi arrivasse un messaggio dalla mia palestra: Gentile cliente, abbiamo venduto tutti i macchinari, cambiato ragione sociale e ora siamo una pasticceria. Non puoi più fa’ pesi ma ormai l’abbonamento l’hai fatto quindi te tocca venì e invece di dimagrire ingrassi pure

E ciò che ha ancora meno senso – e a me personalmente infastidisce – è che in troppi hanno giocato per settimane sul rapporto tra Simone e Manuel, sia lato social, sia lato sceneggiatura: per creare suspense, per attirare il pubblico, per generare interazioni per poi gioire degli strabilianti risultati social. Cosa mi rappresenta a conti fatti quel Manuel geloso nei primi episodi? Quel continuo strizzare l’occhio al pubblico? La verità è che era stata venduta una determinata cosa e ne abbiamo ricevuta un’altra, giocando sulla speranza e sul “aspettate e vedrete”. 

E dico una cosa: non sono Simone e Mimmo il problema, se ci fosse stato un triangolo con Manuel geloso, Simone sarebbe anche potuto pure finire con Mimmo. Ci saremmo arrabbiati, lamentati, ma sempre nella dimensione della coerenza e del rispetto della storia e dello spettatore.

Invece abbiamo avuto cosa? Tante sottotrame, il personaggio di Manuel completamente diverso, questa insostenibile storyline su Nina che non finiva mai… insomma, abbiamo avuto tutto ma non “Un Professore”.

E ora che la terza stagione è praticamente certa, cosa succederà? Si ricomincia con tutto il giochino del Simuel Canon? Con l’incertezza del “succederà qualcosa tra Simone e Manuel?” Sarebbe più giusto mantenere la linea: “Manuel nella nostra versione da multiverso democristiano è etero, lo sarà sempre e con Simone non accadrà mai niente.” Mi aspetto che nessuno ci giochi più sopra.

Basta, amen, festa finita. Ma ciò non è stato fatto in tutto questo tempo, lì sta gran parte del problema. 

Dispiace molto, perché è stata persa una bella occasione. Poteva essere qualcosa di veramente innovativo. Un personaggio come quello di Manuel che andava a sdoganare la bisessualità poteva dare tanto in termini di rappresentazione.

E non c’erano neppure troppi sforzi da fare: la base originale c’era, la chimica tra Nicolas e Damiano pure. E invece, nonostante una storia già scritta, confezionata e di successo in tutto il mondo, si è scelto di accarezzare l’onda senza realmente cavalcarla. Perché, mi domando a questo punto, ma forse è meglio non sapere la risposta. 

Detto ciò, ora ve lo do io il giusto finale.

Ma concludo dicendo che in un mare di amarezza, una cosa buona l’ha fatta questa serie: ha permesso il ritorno del danicommento, assente per troppi anni e nel suo stato più puro.

Mi ha fatto ritrovare e conoscere nuove persone e, in un certo senso, mi ha fatto ritrovare anche un po’ me stesso.

Ho iniziato questo lavoro, creandolo dal nulla e partendo da zero, ormai dieci anni fa. Sono orgogliosamente diventato un (se non il) punto di riferimento sulle serie TV in Italia ma ultimamente, nonostante il decennale, il premio ricevuto a Venezia, gli eventi etc non trovavo molto da festeggiare.

I motivi sono tanti – magari poi ve li racconterò – uno tra questi però è che in Italia farsi accettare e avere un riconoscimento è estremamente difficile se porti qualcosa di nuovo che esce un minimo dagli schemi. Anche se hai successo in termini qualitativi e quantitativi, c’è sempre un velo di snobismo.

Vallo a spiegare che un danicommento ha in sé più qualità e profondità di una recensione infiocchettata fine a se stessa, dove si millanta chissà quale conoscenza sulla materia. Che un semplice meme con la sua ironia può contenere più critica e sagacia di un pippone fuorviante e senza senso che non analizza il prodotto e capisce realmente il pubblico. Che c’è un motivo per cui ogni mia live o intervista viene apprezzata – ma soprattutto – ricordata a distanza di anni e non sparisce nell’etere dopo 24 ore dalla pubblicazione. Vallo a spiegare che non bisogna sempre tirarsela e fingere di darsi un tono per fare altrettanto bene un lavoro.

Quindi cosa ho fatto? C’è stato un periodo (un lungo periodo) in cui mi sono in parte snaturato per ottenere una veste “più istituzionale”, come un ragazzino che per piacere alle maestre andava a scuola vestito di tutto punto e con una mela in mano.

Ma così come “Un Professore” stavo anche io iniziando a perdere la mia identità per tentare di entrare e accontentare un sistema che, anche solo implicitamente, mi hanno fatto capire che dovevo essere qualcosa di diverso o, forse, di troppo simile ad altri. Quando, a conti fatti, tutte le grandi soddisfazioni che ho avuto e sto avendo (dal premio a Venezia, al Brasile con Netflix a tante altre cose che avete vissuto con me durante l’anno – poi lo vedete con chi collaboro e chi no) sono arrivate perché continuo a rimanere me stesso. Quindi si cambia registro, il vecchio Daniele non può venire al telefono. Come mai? sta ca**ndo. cit suprema del 2023.

Riprendere in mano questo format è stato davvero liberatorio, mi ha permesso di esprimermi come non accadeva da tempo, come avveniva ormai solo tramite i miei romanzi. Mi ha fatto ricordare che, anche dopo dieci anni, ho ancora qualcosa da dire e che essere se stessi, alla fine, paga.

Grazie a ognuno di voi per l’affetto, le citazioni su twitter (ahah) e le belle parole che avete speso per me ogni settimana.

Ora che ci siamo trovati e ritrovati, non molliamoci più!

Danicommentamente vostro,
Dani

PS. C’E’ LA SCENA SIMUEL, IL VERO FINALE

ps. aspetto i vostri commenti e se vi va di dare fiducia alla mia storia, trovate il mio ultimo romanzo (QUI) so che non vi deluderà.