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HOW TO GET AWAY WITH MURDER | RECENSIONI | Serie tv

How to get away with Murder 5×03 – L’impronta di Marlene King

Davide | Ottobre 14, 2018

CASO GABRIEL Raga vi siamo tutti vicini: la fastinenza durerà ancora molto poco. Ho diviso volutamente il capitolo Bonnie dal […]

CASO GABRIEL

How to get away with murder 5x03

How to get away with murder 5×03 – recensione

Raga vi siamo tutti vicini: la fastinenza durerà ancora molto poco.
Ho diviso volutamente il capitolo Bonnie dal capitolo Gabriel perché episodio dopo episodio sono sempre più convinto che si trattino di due coppie madre-figlio diverse, A MENO CHE la già famosa sorella di Bonnie non sia il fil rouge che collega tutto.
Delfino questa stagione ha dato un’accezione diversa dal solito all’aggettivo Curioso e cerca di risolvere il mistero stagionale il prima possibile, hackerando il pc di Gabriel grazie all’ennesima conoscenza. Come se chiunque di loro fosse capace di mantenere anche solo una relazione interpersonale. In tutto ciò grandi passi avanti dal punto di vista Gabriel:
– lui stesso dichiara di essere cresciuto con un genitore single
– il telefono a conchiglia riconosciuto da Oliver è il mezzo con cui Gabriel contatta SUA MADRE, ciò significa che non vuole farla rintracciare da chiunque altro e che è in collegamento con lei; l’ipotesi Bonnie così si fa sempre più lontana, ammesso che quella sia davvero sua madre
Gabriel Maddox non è l’unico nome a lui collegabile, ha una carta d’identità intestata a Jackson Mark. Ora, quale dei due è il nome vero?

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KEATING X

Michaela, Laurel e i Coliver hanno iniziato la loro convivenza due minuti fa e già la loro casa (pazzesca tra l’altro) ospita miriadi di ragazzi incravattati & ragazze che parlano di underwears, ma la cosa migliore è che nessuno di loro sia lì per copulare: stanno crescendo.

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MICHAELA

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How to get away with murder 5×03 – recensione

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L’ho sempre detto, Michaela Pratt è il mio personaggio preferito della vita e dell’universo e la puntata di oggi spiega particolarmente il perché. How to get away with Murder è sempre stato bravo a creare personalità reali per ciascun protagonista, talvolta estremizzate (vedi Bonnie), più spesso totalmente disponibili all’immedesimazione dello spettatore. Michaela è, secondo me, uno dei personaggi più vicini alla realtà perché non passano quaranta minuti senza che la sua corazza da ragazza perbene, caparbia e superiore a chiunque non cada in frantumi. Passa quaranta minuti a convincere gli altri di poter recuperare il rapporto con Tegan senza riuscire a farlo con sé stessa, supplica Tegan in prima persona rendendo ambiguo il rapporto che ha con lei – Pete Nowalk dice che vedremo altro su di loro e non so se sarebbe la scelta migliore mischiare l’interesse professionale di Michaela nella nascita di qualcos’altro – e arriva senza preavviso a bussare alla porta di Asher. E’ in quest’ultimo gesto che si riassume la persona, e non dico personaggio, di Michaela: si presenta ubriaca all’appartamento del fidanzato che ha appena tradito e non lo fa perché prova amore nei suoi confronti o perché sa che è la cosa giusta da fare, lo fa perché è stanca di sentirsi sola e di realizzarsi in ambiti che non riescono a colmare il vuoto che non ha mai smesso di provare. Era così quando cercava di farsi andar bene Aiden, era così quando vedeva in Marcus il Barack dei suoi sogni, era così quando cercava il primo orgasmo con Caleb ed Eggs 911. Spero tantissimo in una rapida svolta nella mia vita. Scusate, volevo dire nella sua.

 

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